cracklè



Le origini del cracklé risalgono al ‘700 quando i pittori francesi, seguendo il gusto del tempo che richiedeva oggetti, mobili e opere d’arte lavorati dal tempo, iniziarono ad utilizzare una tecnica denominata craquelure (dal francese craque – crepa) per creare sulla superficie della tela screpolature e crepe.

In seguito venne utilizzato per invecchiare ogni sorta di oggetto, dai dipinti alle cornici, dai mobili ai vasi, e su qualsiasi superficie: ceramica, legno, vetro, terracotta…

Il fascino di questa tecnica sta nella magia che avviene quando dopo aver steso due vernici specifiche una sopra l'altra, per l’incompatibilità dei prodotti utilizzati si assiste     al  lento affiorare di fessure, sempre più ampie e diramate, sulla superficie dell’oggetto trattato.

Queste crepe cambiano di dimensioni in base ai tempi di asciugatura delle vernici utilizzate e possono comparire  crepe più o meno grandi, di profondità e aspetto variabili; 

infatti, non ci sono regole fisse anche se, generalmente, si può dire che la grandezza delle crepe dipende dal tempo di posa, ossia meno si aspetta tra la stesura delle vernici, più la prima sarà bagnata , più aumenterà la grandezza della crepa 

poco tempo = crepa grande
maggior tempo = crepa piccola 

ma anche lo spessore delle vernici e l'umidità nell'aria possono incidere sulla dimensione delle crepe .

CRACKLE’ BICOMPONENTE 

Innanzitutto si stende sull'oggetto una mano della prima vernice,. Quando la superficie sarà asciutta, ma ancora "appiccicosa" si stende la seconda vernice che, nella fase di essicazione, si "romperà" creando le crepe sulla superficie .

Questa tecnica è detta anche cracklé di finitura perché può essere applicato sul lavoro già terminato, cosicché risultano spaccate anche le figure incollate. Oppure essere utilizzata come base e poi su questa si applica l’immagine che rimane invece inalterata .
 
Può essere dunque utilizzata in due modi a seconda dell’effetto che si vuole ottenere ma certamente l’effetto cracklé di finitura è realmente quello che da l’aspetto antichizzato al lavoro .
 
Sulle crepe va poi passata cera o bitume per farla risaltare, infatti il prodotto scelto si depositerà all’interno delle crepe, rendendole più scure e quindi visibili. In caso di fondi scuri occorrerà utilizzare una Porporina dorata o argentata che, contrastando con la colorazione di base, renderà più evidente la ragnatela di crepe.
 
Un ottimo impiego del cracklé a due componenti è quello che lo vede utilizzato per la creazione di fessure trasparenti per esempio su un piatto di vetro creando un reticolato leggero sulle superfici, che conferisce un’aria vissuta agli oggetti 
 
CRACKLE’ MONOCOMPONENTE 
 
L'effetto craquelé si può ottenere anche con l'uso di una sola vernice, detta appunto monocomponente, molto più rapida nei tempi di asciugatura e quindi più pratica. 
 
La superficie dell'oggetto viene trattata con un colore di base che è poi quello che emergerà nella crepa. 
 Ad asciugatura del colore si procede con la stesura del prodotto monocomponente che va passato sempre nella stessa direzione e senza ripassare sulle zone già verniciate. Dopo l’asciugatura della vernice si procedere con il secondo colore acrilico che, a causa della vernice stesa tra i due colori, si screpolerà ed emergerà il colore acrilico steso di base . 

 La dimensione delle crepe e la loro ampiezza sono direttamente proporzionali alla quantità del secondo colore acrilico utilizzato. Per non compromettere definitivamente 
la riuscita del cracklé bisognerà però fare attenzione a non ripassare il colore su una zona dove è già in atto la formazione delle crepe.
 
Per questa tecnica è importante utilizzare colori acrilici compatibili con il cracklé utilizzato, che posseggano cioè una consistenza adatta alla formazione delle crepe oltre a particolari caratteristiche fisiche.
Sulla base realizzata a cracklè si procede poi con l’incollaggio delle immagini a decoupage e la stesura delle vernici finali.

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